Ultimatum polacco alla Lituania del 1938

Mappa delle dispute territoriali della Lituania nel 1939–1940, inclusa la regione di Vilnius in marrone e arancione

L'ultimatum polacco del 1938 alla Lituania fu consegnato dalla Polonia alla Lituania il 17 marzo 1938. Il governo baltico si era fermamente rifiutato di intrattenere qualsiasi relazione diplomatica con la Polonia dopo il 1920, in segno di protesta contro l'annessione della regione di Vilnius da parte di Varsavia.[1] Con l'intensificarsi delle tensioni antecedenti alla seconda guerra mondiale in Europa, la Polonia percepì la necessità di proteggere i propri confini settentrionali. Il 12 marzo, sentendosi sostenuta dal riconoscimento internazionale dell'annessione dell'Austria da parte della Germania nazista, decise di indirizzare un ultimatum alla Lituania.[1] Con esso si richiedeva al governo lituano di accettare incondizionatamente il ripristino delle relazioni diplomatiche con Varsavia entro 48 ore e che i termini andassero definiti prima del 31 marzo. L'instaurazione di relazioni diplomatiche avrebbe comportato una rinuncia de facto alle rivendicazioni lituane alla regione che contiene la sua capitale storica, Vilnius (in polacco Wilno).

Preferendo la pace alla guerra, la Lituania accettò l'ultimatum il 19 marzo. Sebbene le relazioni diplomatiche tornassero a rigenerarsi dopo quella data, la Lituania non accettò di riconoscere la perdita di Vilnius de iure.[2] Il governo della Polonia eseguì una mossa simile contro il governo della Cecoslovacchia a Praga il 30 settembre 1938, quando approfittò della crisi dei Sudeti per chiedere una fetta della Zaolzie. In entrambe le occasioni, la Polonia sfruttò le crisi internazionali per affrontare controversie di lunga data sui confini.[3]

  1. ^ a b (LT) Juozas Skirius, Lietuvos–Lenkijos santykiai 1938–1939 metais, in Gimtoji istorija. Nuo 7 iki 12 klasės, Vilnius, Elektroninės leidybos namai, 2002, ISBN 9986-9216-9-4. URL consultato il 14 ottobre 2021.
  2. ^ (EN) Saulius A. Suziedelis, Historical Dictionary of Lithuania, 2ª ed., Scarecrow Press, 2011, p. 15, ISBN 978-08-10-87536-4.
  3. ^ Davies, p. 319.

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